Tavolino
Dati tecnici
Notizie Storico Critiche
Il tavolino è documentato nei Registri dei Ricapiti della Real Casa in una nota di pagamento del 1776, destinato all’appartamento della Principessa di Piemonte nella Reggia di Venaria. Nella medesima fonte è citato anche il nome del serragliere “ottonaro” Pietro Agazino, autore delle parti in metallo. Sebbene Vittorio Viale nel catalogo della Mostra sul Barocco Piemontese del 1963 abbia avanzato un’attribuzione a Pietro Piffetti, già Arturo Mida nel 1925 - prima del ritrovamento dell’evidenza documentaria pubblicata da Antonetto nel 1985 -, aveva correttamente ricondotto l’opera a Galletti. Il mobile risulta collocato nella Sala da Pranzo dell’Appartamento di Levante almeno dal 1880, come attestato dall’inventario di dotazione della Corona, e vi rimase fino al 30 gennaio 1907, quando fu trasferito nel Castello di Moncalieri, dove compare nell’inventario del 1908. Nel 1926 venne nuovamente trasferito alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, in occasione dell’apertura del Museo dell’Ammobiliamento, dove tuttora è conservato.
Bibliografia
- S. De Blasi, Scheda 7. Giovanni Battista Galletti, Tavolino da centro, 1776, in Il restauro degli arredi lignei. L'ebanisteria piemontese. Studi e ricerche, a cura di C. Spantigati, S. De Blasi, Firenze 2011, pp. 122-125
- R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Torino 2010, I, pp. 288-289, n. 3
- G. Ferraris, A. González-Palacios, Pietro Piffetti e gli ebanisti a Torino 1680-1838, Torino 1992, pp. 180-181
- V. Viale, Scheda 32, in Mostra del Barocco Piemontese, cat. mostra a cura di V. Viale, Torino 1963, III, p. 22







