Scrivania alla "mazzarina"
Dati tecnici
Notizie Storico Critiche
Il mobile appartiene ad una tipologia di scrittoio derivante il nome da Giulio Raimondo Mazarino cardinale e ministro alla corte di Luigi XIV. Presenta uno scafo sagomato con cassetti, piano mistilineo e gambe piramidali a gruppi di quattro, unite da crociere arcuate. Sul piano, sui fianchi e sui cassetti, con la tecnica dell'incisione su avorio, si sviluppa la raffigurazione di delicati episodi di vita coniugale - l'idillio, il matrimonio, il ritorno degli sposi, la nascita del figlio - e scene di vita popolare e di banchetto campestre sotto pergolato, tratte con ragionevole certezza dal miglior repertorio di Pietro Domenico Olivero, pittore di genere e sodale dell'ebanista per essere padrino di uno dei figli. Le rappresentazioni sono magistralmente collegate tra loro da una partitura di girali, rami in fiore e nastri con palmette angolari, in una composizione tra le più armoniose del Settecento, tali da rendere il manufatto un capo d'opera di eccezione. I nodi Savoia e le croci che ornano le bordure dei piani e dei cassetti rinviano ad una committenza reale sabauda, così come ad essa rimanda il fatto di essere documentato nel castello di Moncalieri prima del passaggio nel 1926 a Stupinigi. L'attribuzione a Luigi Prinotto - Maestro ebanista che ricevette la qualifica intorno al 1712 e fu attivo a Torino fino almeno al 1778 - suggerita da Arturo Midana già nel 1925 quando fotografò il mobile, venne poi confermata con sicurezza da Vittorio Viale nel 1963 in considerazione delle affinità stilistiche con mobili che gli studi andavano raggruppando intorno al Prinotto, tra cui la scrivania con episodi dell'Assedio e della battaglia di Torino del 1706 di Palazzo Reale, documentata e datata 1723. Roberto Antonetto affianca a questa scrivania un bel documento, purtroppo un po' generico, di pagamento di novecento lire a Prinotto per un "Bureau" con caratteristiche simili, destinato all'appartamento della Reale Principessa in Torino (ASTO, Conti tesoreria, 1722). Il mobile, caratterizzato da una qualche rigidità delle linea, è sicuramente anteriore ai modi di Piffetti, ma ne anticipa i virtuosismi giocati sul rapporto dell'architettura del manufatto con la sua decorazione, che le vertiginose invenzioni piffettiane porteranno alle estreme conseguenze.
Bibliografia
- AAVV, Scheda 9, in Il restauro degli arredi lignei. L'ebanisteria piemontese: studi e ricerche, a cura di C. E. Spantigati, S. De Blasi, Firenze 2011, pp. 141-144
- R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Torino 2010, p. 102, n. 10







