Scrivania a ribalta
Dati tecnici
Notizie Storico Critiche
La scrivania a ribalta è un esempio raffinato di ebanisteria piemontese dell’inizio del XVIII secolo. Caratterizzata da un’eccezionale impiallacciatura in palissandro, ebano e noce d’India, il mobile presenta intarsi in avorio inciso e colorato, madreperla, tartaruga e ottone, con guarnizioni in bronzo dorato che ne arricchiscono la struttura. La qualità dei materiali e la raffinatezza dell’intaglio indicano l’opera di un maestro ebanista di corte. Il mobile è celebre per le sue decorazioni intarsiate che riprendono, con alcune modifiche, le immagini degli affreschi della volta del Salone di Diana alla Reggia di Venaria, ripetendone le scritte dei cartigli. Questo dato potrebbe indicare una originaria collocazione della scrivania proprio nella Reggia, ma di certo sappiamo solo che essa venne trasferita dal Castello di Moncalieri (dove nell'Ottocento era stato insediato il Mobilier della corte) a Stupinigi nel 1926, con l'allestimento del "Museo dell'Ammobigliamento" a cura di Augusto Telluccini. Tradizionalmente attribuita a Piffetti, la scrivania venne assegnata invece a Luigi Prinotto, da Vittorio Viale che ne aveva rilevato le affinità con la scrivania con scene dell'assedio di Torino del 1706 documentata da un pagamento a Prinotto del 1723 e tutt'ora conservata in Palazzo Reale. I fianchi e la scena centrale rimandano effettivamente agli intarsi in avorio inquadrati dalle cornici mistilinee di Prinotto, ma il piano della ribalta, come hanno evidenziato Antonetto, González Palacios e Ferraris, propone ad evidenza alcuni interrogativi. Qui gli inserti in avorio segnato dalla policromia rimandano piuttosto a Piffetti, così da far pensare che la piccola e preziosa scrivania sia l'esito degli interventi in successione di entrambi gli artisti o delle loro botteghe. Con le analisi condotte in occasione dell'ultimo restauro (2006-2007) si è potuta confermare l'attribuzione a Prinotto della primitiva versione, cui vennero poi, in maniera anche forzata e poco coerente, inserite le figure del piccolo uccello, della chiocciola e degli insetti di matrice piffettiana.
Bibliografia
- R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Torino 2010, I, pp. 100-101, n. 9
- C.E. Spantigati, in Il restauro degli arredi lignei. L'ebanisteria piemontese: studi e ricerche, a cura di C.E. Spantigati, S. De Blasi, Firenze 2011, pp. 37-43, n.1







