Cassettone
Dati tecnici
Notizie Storico Critiche
La tradizionale attribuzione a Piffetti (Midana 1925; Viale 1963) è stata ribadita sulla base del confronto con la coppia di cassettoni, più riccamente lavorati, conservati oggi al Quirinale, uno dei quali firmato con il monogramma "P.P." (Ferraris, González-Palacios 1992). L'arredo presenta intarsi raffinati con ampi elementi simmetrici, moduli decorativi ricorrenti soprattutto nella produzione dell'ebanista dei primi anni Trenta del Settecento. Da non trascurare la ripetizione del medesimo elemento decorativo a mascherone dal quale scendono due drappi a grembiule, posto al centro del cassetto inferiore, che si ritrova sui commodes del Quirinale e, seppur interrotto da un'antica frattura sul cassettone di Stupinigi (non esiste documentazione fotografica che ne attesti lo stato originario, la prima risale alla pubblicazione di Midana). I piedi che sorreggono il cassettone sono una evidente sostituzione dei sostegni originali, come ha confermato anche l'analisi in sede di restauro, che potevano presentarsi più simili a quelli accartocciati e dorati della coppia di cassettoni del Quirinale. Il rimaneggiamento, individuato da Viale come tardo settecentesco, sulla scorta delle osservazioni riportate in merito da Midana, potrebbe collocarsi invece successivamente, considerando i lavori svolti da Gabriele Capello e da altri ebanisti, oggi ancora poco conosciuti, presso le residenze reali nelle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Forse riconducibile allo stesso intervento è l'inserimento delle sei maniglie in ottone dorato, certamente non originali. La messa in opera delle maniglie doveva rispondere ad un'evidente necessità d'uso dell'arredo che prevedeva in origine l'apertura dei cassetti attraverso la sola presa della chiave posta al centro di ognuno di essi. Non si esclude che il cassetto centrale potesse avere applicazioni metalliche con funzione di maniglie, così come si può vedere oggi sui cassettoni del Quirinale, a cui evidentemente, pur nelle semplificazioni, questo arredo fa riferimento. Che il cassettone sia stato oggetto di stratificati interventi è dimostrato anche dalla sostituzione della lastronatura di fondo della superficie della campitura centrale del piano, come il presente intervento di restauro ha chiarito. Sulla base della ricostruzione delle catene inventariali sappiamo che il cassettone nel 1880 era posto nello Studio dell'Appartamento Reale del Castello di Moncalieri, dove gli inventari (1880 e 1911) lo registrano come "Opera del Piffetti". Giunse in Palazzina solo al momento della costituzione del Museo dell'Ammobiliamento, nel 1926, per arredare la Camera da letto dell'Appartamento di Levante (già della Regina Margherita) secondo il progetto di ambientare, nell'ex appartamento della Regina Margherita, un nucleo di opere esemplari rappresentanti l'eccellenza dell'ebanisteria piemontese e dei suoi artefici.
Bibliografia
- S. De Blasi, in Il restauro degli arredi lignei. L'ebanisteria piemontese: studi e ricerche, a cura di C.E. Spantigati, S. De Blasi, Firenze 2011, pp. 45-53, n. 2
- R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Torino 2010, I, p. 279, n. 80







