Trofeo di caccia
Dati tecnici
Notizie Storico Critiche
A partire dal 1767 i fratelli scultori Ignazio e Filippo Collino ricevono dal re Carlo Emanuele III l’affidamento per formare la decorazione scultorea della balaustra esterna, che si snoda intono al cupolino della Palazzina di Stupinigi a corollario all’imponente statua in bronzo dorato del cervo realizzata da Francesco Ladatte. Il progetto prevede la creazione di 28 vasi di marmo di Frabosa composti di 166 pezzi in totale. Per bilanciare l’andamento verticale del cupolino, sovrastato dal cervo e conferire proporzioni più equilibrate ai prospetti architettonici, a partire dal 1769, si avvia il progetto di arricchire la balaustrata del registro inferiore dei padiglioni laterali con 62 trofei che completano la decorazione degli esterni. L’impresa scultorea è affidata sempre ai fratelli Collino, affiancati dal più giovane Giovanni Battista Bernero, che stava già realizzando busti e statue di divinità per gli atrii dei nuovi appartamenti della Palazzina. I trofei della balaustra rappresentano prede e predatori, armi, arnesi e strumenti venatori. Sono progettati nelle dimensioni e nello sviluppo della decorazione, in verticale o in orizzontale, sulla base della specifica posizione che dovevano occupare e dell’effetto prospettico che dovevano creare, in armonia con l’andamento sinuoso dell’architettura juvarriana del padiglione. Precise istruzioni dell’architetto del cantiere Lodovico Bo definiscono le disposizioni puntuali. Il repertorio decorativo di riferimento si ritrova nelle raffigurazioni presenti nel Salone centrale della Palazzina dipinte ad affresco dai fratelli Valeriani o sulle tele dei paracamini di Giovanni Crivelli. I 6 bozzetti in gesso dipinto in grigio-verde e dorato rappresentanti tronchi di albero o rami intorno ai quali si avviluppano o sono appesi strumenti da caccia, uccelli e cacciagione, costituiscono un raro nucleo che si è conservato nella sua interezza e che testimonia le modalità operative degli scultori che li eseguivano come campioni per ottenere l’approvazione da parte del re. Una volta confermato il modello, si poteva passare alla versione definitiva in marmo. Nel 1778 un documento d’archivio attesta lo straordinario valore dei bozzetti, che si trovavano in deposito presso il Regio Studio di Scultura di Torino. Le sei opere sono definite inutili per le riproduzioni o per lo studio perché realizzati in modo esclusivo ed unico per la decorazione così specifica della balaustra di Stupinigi. I trofei dei Collino vennero quindi conferiti alla Palazzina fin dalla sua fase di residenza sabauda, documentati sicuramente nel 1854, posizionati su un piedistallo ligneo e collocati nella Galleria di Levante, dove sono rimasti anche dopo la destinazione di Stupinigi a Museo dell’ammobiliamento nel 1926.







